Abbiamo già affrontato il problema legato alla gestione dei dati di studenti e insegnanti in questo periodo storico in cui la didattica a distanza ha iniziato a svilupparsi in maniera tanto inesorabile quanto disordinata; e abbiamo ancora prima ragionato sui motivi per cui il mercato del software open source sia rimasto a guardare senza potere nulla contro lo strapotere economico e lobbistico delle grandi società tecnologiche d’oltreoceano.
Durante la pandemia sono nate diverse iniziative per mettere a disposizione gli studenti, insegnanti e comuni cittadini, delle piattaforme di videoconferenza basate su architetture aperte. Alcune di queste piattaforme sono addirittura gestite direttamente da enti pubblici. Tuttavia, la maggior parte delle scuole di ogni ordine e grado ha preferito affidarsi ai pacchetti commerciali offerti principalmente da Microsoft e da Google.
Le scuole, infatti, non potrebbero assolutamente utilizzare strumenti tecnologici che gestiscono i dati personali fuori dal perimetro di tutela che le leggi europee hanno stabilito.
Come inquadrare la questione?
È chiaro che l’emergenza covid abbia costretto gli istituti scolastici ad assumersi responsabilità al limite della legalità, e ci auguriamo che nessuno voglio accanirsi contro i dirigenti scolastici che, abbandonati a se stessi dal Ministero dell’Istruzione, hanno dovuto intraprendere drastici provvedimenti per garantire la continuità scolastica degli studenti.
D’altra parte appare chiaro che non possa continuare a sussistere una tale condizione di illegalità diffusa.
Diventa quindi necessario che genitori, insegnanti e studenti, a titolo personale o attraverso le relative associazioni di categoria, si impegnino in maniera corale in una grande operazione di monitoraggio civico.
Come agire?
È recentemente apparso sul sito del LUGBZ (Linux User Group Bolzano-Bozen-Bulsan) un post di Marco Marinello che, oltre a fare un chiaro quadro dell’attuale situazione, si spinge finalmente oltre la semplice analisi e allega un modulo preconfezionato che può essere compilato da ciascun portatore di interesse per chiedere conto al proprio istituto, scuola o università, di come vengono gestiti i dati da parte dei servizi a supporto della didattica a distanza.
Non è solo importante agire ma è importante farlo adesso!
Il rispetto della legalità è stato congelato per tutta la seconda parte dell’anno scolastico e dell’anno accademico a causa dell’improvvisa esplosione della pandemia; allo stesso modo, per colpa di chi durante l’estate si è concentrato sulla reinvenzione della ruota per i banchi scolastici, abbiamo naturalmente perso tempo prezioso perché venisse ristabilita la legalità anche nell’anno scolastico e anno accademico 2020-2021.
Se vogliamo che venga predisposto un piano nazionale, ancora meglio un piano europeo, per la regolamentazione delle piattaforme su cui si basa la didattica a distanza, abbiamo solo pochi mesi: il ministero della Pubblica Istruzione, il garante nazionale e quello europeo per la protezione dei dati personali, e addirittura gli stessi enti che dovrebbero preoccuparsi della tutela della sicurezza nazionale non potranno ignorare i cittadini se riusciranno a inondare le scuole con questo modulo che mette i dirigenti scolastici di fronte a una responsabilità inderogabile.
Il movimento pirata e chiunque sia interessato alla difesa dei dati personali offrirà il massimo supporto mediatico a questa iniziativa con una intensa campagna volontaria che avverrà su tutte le piattaforme social e attraverso un contatto con tutti gli organi di informazione e gli enti coinvolti.
Abbiamo già affrontato il problema legato alla gestione dei dati di studenti e insegnanti in questo periodo storico in cui la didattica a distanza ha iniziato a svilupparsi in maniera tanto inesorabile quanto disordinata; e abbiamo ancora prima ragionato sui motivi per cui il mercato del software open source sia rimasto a guardare senza potere nulla contro lo strapotere economico e lobbistico delle grandi società tecnologiche d’oltreoceano.
Durante la pandemia sono nate diverse iniziative per mettere a disposizione gli studenti, insegnanti e comuni cittadini, delle piattaforme di videoconferenza basate su architetture aperte. Alcune di queste piattaforme sono addirittura gestite direttamente da enti pubblici. Tuttavia, la maggior parte delle scuole di ogni ordine e grado ha preferito affidarsi ai pacchetti commerciali offerti principalmente da Microsoft e da Google.
Tuttavia, quella quella che appariva fino a un certo momento come una miope violazione del buon senso è diventata improvvisamente, in seguito a all’invalidazione del Privacy Shield da parte della Corte di Giustizia Europea, una questione di rispetto della legalità.
Le scuole, infatti, non potrebbero assolutamente utilizzare strumenti tecnologici che gestiscono i dati personali fuori dal perimetro di tutela che le leggi europee hanno stabilito.
Come inquadrare la questione?
È chiaro che l’emergenza covid abbia costretto gli istituti scolastici ad assumersi responsabilità al limite della legalità, e ci auguriamo che nessuno voglio accanirsi contro i dirigenti scolastici che, abbandonati a se stessi dal Ministero dell’Istruzione, hanno dovuto intraprendere drastici provvedimenti per garantire la continuità scolastica degli studenti.
D’altra parte appare chiaro che non possa continuare a sussistere una tale condizione di illegalità diffusa.
Diventa quindi necessario che genitori, insegnanti e studenti, a titolo personale o attraverso le relative associazioni di categoria, si impegnino in maniera corale in una grande operazione di monitoraggio civico.
Come agire?
È recentemente apparso sul sito del LUGBZ (Linux User Group Bolzano-Bozen-Bulsan) un post di Marco Marinello che, oltre a fare un chiaro quadro dell’attuale situazione, si spinge finalmente oltre la semplice analisi e allega un modulo preconfezionato che può essere compilato da ciascun portatore di interesse per chiedere conto al proprio istituto, scuola o università, di come vengono gestiti i dati da parte dei servizi a supporto della didattica a distanza.
Questo spunto iniziale è stato successivamente elaborato su diverse liste di discussione e gruppi telegram, portando alla redazione di un documento ancora più completo revisionato dall’avv. Marco Ciurcina, già tra i promotori dell’iniziativa Europea per la legalizzazione del file sharing a uso privato, e qui disponibile (in formato odt, in formato pdf o in formato rtf) per essere scaricato compilato e presentato ai referenti indicati, che possono essere il responsabile per il trattamento dei dati personali e/o lo stesso dirigente scolastico.
Non è solo importante agire ma è importante farlo adesso!
Il rispetto della legalità è stato congelato per tutta la seconda parte dell’anno scolastico e dell’anno accademico a causa dell’improvvisa esplosione della pandemia; allo stesso modo, per colpa di chi durante l’estate si è concentrato sulla reinvenzione della ruota per i banchi scolastici, abbiamo naturalmente perso tempo prezioso perché venisse ristabilita la legalità anche nell’anno scolastico e anno accademico 2020-2021.
Se vogliamo che venga predisposto un piano nazionale, ancora meglio un piano europeo, per la regolamentazione delle piattaforme su cui si basa la didattica a distanza, abbiamo solo pochi mesi: il ministero della Pubblica Istruzione, il garante nazionale e quello europeo per la protezione dei dati personali, e addirittura gli stessi enti che dovrebbero preoccuparsi della tutela della sicurezza nazionale non potranno ignorare i cittadini se riusciranno a inondare le scuole con questo modulo che mette i dirigenti scolastici di fronte a una responsabilità inderogabile.
Il movimento pirata e chiunque sia interessato alla difesa dei dati personali offrirà il massimo supporto mediatico a questa iniziativa con una intensa campagna volontaria che avverrà su tutte le piattaforme social e attraverso un contatto con tutti gli organi di informazione e gli enti coinvolti.
Riferimenti utili:
https://www.lugbz.org/effetti-privacy-shield/
https://www.agendadigitale.eu/sicurezza/leuropa-post-privacy-shield-e-lopen-source-la-via-per-uscire-dal-colonialismo-digitale/
https://www.key4biz.it/didattica-digitale-perche-non-si-crea-una-piattaforma-nazionale-basata-su-software-libero/319069/
https://joinup.ec.europa.eu/collection/joinup/news/cloudy-risks-gdpr
https://github.com/softwarelibero/monitoraggiocivico/blob/master/README.md
https://t.me/ppInforma