Una delle più gravi colpe della politica attuale è l’aver regalato alle grandi piattaforme americane di Google e Microsoft la quasi totale gestione informatica della didattica a distanza.
Questa circostanza non può essere considerata come una semplice dimenticanza ma costituisce un grave vulnus all’indipendenza della scuola pubblica nonché alla tutela dei dati personali dei docenti e degli studenti (per lo più minorenni): se è vero che la pandemia ha colto di sorpresa un po’ tutti, una gestione emergenziale poteva essere tollerata solo durante l’anno scolastico 2019-2020, ma già durante i primi mesi di chiusura delle scuole si sarebbe reso necessario un intervento vigoroso per svincolare la scuola dalla morsa del software proprietario e dell’outsourcing incontrollato, tanto più considerando il fatto che, alla luce della sentenza Schrems II, l’utilizzo da parte della Scuola dei cloud made in USA è probabilmente illegale.
Qualcosa sembra tuttavia muoversi in Parlamento.
Il 17 marzo è stata infatti presentata in Senato l’iniziativa di legge n. 2142, della quale è prima firmataria la Senatrice del M5S Maria Laura Mantovani, insieme ad altri colleghi del proprio gruppo parlamentare (con una non ordinaria preponderanza della componente femminile, differentemente dalla maggior parte delle proposte di legge generalmente presentate in Parlamento), per l’istituzione di una Rete di interconnessione unica nazionale dell’istruzione denominata UNIRE.
Realizzare una infrastruttura sulla quale lo Stato possa esercitare il più ampio controllo
Secondo l’intervista di Luigi Garofalo alla senatrice dei Cinque Stelle, pubblicata su Key4Biz, infatti è chiaro l’intento di dare corpo all’intervento “Scuola 4.0” inserito nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), attraverso la realizzazione non soltanto di una infrastruttura di rete adeguata ma anche di un sistema di servizi di rete di base quali DNS, servizi di memorizzazione dati e cloud computing. L’ammontare economico cui si fa riferimento nell’intervista consiste in 20 milioni di euro a decorrere dall’anno 2021 da attingere da fondi da stanziati. Tuttavia quello indicato sarebbe soltanto lo stanziamento specifico, del progetto UNIRE che si andrebbe ad aggiungere nel quadro dello stanziamento complessivo già deliberato nel 2020 dal MISE inerente i 400 milioni per la realizzazione dell’infrastruttura di collegamento delle scuole.
L’iniziativa infatti non sarebbe naturalmente focalizzata sulla posa in opera (che si rifarebbe ai dispositivi normativi già indicati nelle norme previste dall’articolo 40 della legge 166/2002, in materia di installazione di cavidotti per reti di telecomunicazioni), bensì sugli aspetti tecnico-sistemistici: prendere in carico tutti i contratti di accesso e razionalizzare il design dell’approvvigionamento come già il GARR ha potuto fare in quelle realtà che hanno scelto di avvalersi dei suoi servizi. Che “hanno scelto“, appunto.
La Società per Azioni
Il Disegno di Legge, il cui testo depositato non è ancora pubblico, prevede la costituzione di una società per azioni interamente partecipata dal Tesoro che fungerebbe come veicolo per la realizzazione del progetto.
La costituzione di una partecipata di scopo mira a superare quelle complicazioni inerenti le normative sulla concorrenza e sulla assegnazione degli appalti pubblici che già in passato hanno coinvolto il consorzio Cineca, in quanto soggetto non interamente pubblico. Le criticità legate al caso CINECA, infatti nascono proprio per il fatto di non essere tecnicamente una società in-house che, in quanto tale non può ricevere affidamenti diretti, dovendo confrontarsi con i soggetti privati. Il modello societario cui potrebbe ispirarsi la proposta di legge sarebbe perciò simile a quello già sperimentato con PagoPA.
Cosa non sappiamo ancora: open source e analisi di impatto normativa
Non è ancora dato conoscere se il testo che verrà presentato contenga precise indicazioni riguardo alla natura open source del software di base e del software applicativo che costituirà il portafoglio dei servizi o se basterà fare riferimento le, purtroppo spesso disattese, linee guida sul software nella pubblica amministrazione.
Sarà altrettanto interessante poter accedere alla documentazione prodotta dall’ufficio studi del Senato in merito alla propedeutica Analisi di Impatto Normativa del provvedimento.
Crediamo tuttavia che gli obiettivi che si propone il DDL giustifichino la possibilità di intervenire anche solo in riferimento all’importanza strategica di dotarsi di un’infrastruttura che renda le scuole indipendenti dal monopolio delle bigTech statunitensi che, oggi come oggi, sarebbero in grado di interrompere l’anno scolastico con un click: un’eventualità di certo improbabile, ma che dovrebbe turbare il sonno di qualsiasi risk manager.
Una delle più gravi colpe della politica attuale è l’aver regalato alle grandi piattaforme americane di Google e Microsoft la quasi totale gestione informatica della didattica a distanza.
Questa circostanza non può essere considerata come una semplice dimenticanza ma costituisce un grave vulnus all’indipendenza della scuola pubblica nonché alla tutela dei dati personali dei docenti e degli studenti (per lo più minorenni): se è vero che la pandemia ha colto di sorpresa un po’ tutti, una gestione emergenziale poteva essere tollerata solo durante l’anno scolastico 2019-2020, ma già durante i primi mesi di chiusura delle scuole si sarebbe reso necessario un intervento vigoroso per svincolare la scuola dalla morsa del software proprietario e dell’outsourcing incontrollato, tanto più considerando il fatto che, alla luce della sentenza Schrems II, l’utilizzo da parte della Scuola dei cloud made in USA è probabilmente illegale.
Qualcosa sembra tuttavia muoversi in Parlamento.
Il 17 marzo è stata infatti presentata in Senato l’iniziativa di legge n. 2142, della quale è prima firmataria la Senatrice del M5S Maria Laura Mantovani, insieme ad altri colleghi del proprio gruppo parlamentare (con una non ordinaria preponderanza della componente femminile, differentemente dalla maggior parte delle proposte di legge generalmente presentate in Parlamento), per l’istituzione di una Rete di interconnessione unica nazionale dell’istruzione denominata UNIRE.
Realizzare una infrastruttura sulla quale lo Stato possa esercitare il più ampio controllo
Secondo l’intervista di Luigi Garofalo alla senatrice dei Cinque Stelle, pubblicata su Key4Biz, infatti è chiaro l’intento di dare corpo all’intervento “Scuola 4.0” inserito nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), attraverso la realizzazione non soltanto di una infrastruttura di rete adeguata ma anche di un sistema di servizi di rete di base quali DNS, servizi di memorizzazione dati e cloud computing. L’ammontare economico cui si fa riferimento nell’intervista consiste in 20 milioni di euro a decorrere dall’anno 2021 da attingere da fondi da stanziati. Tuttavia quello indicato sarebbe soltanto lo stanziamento specifico, del progetto UNIRE che si andrebbe ad aggiungere nel quadro dello stanziamento complessivo già deliberato nel 2020 dal MISE inerente i 400 milioni per la realizzazione dell’infrastruttura di collegamento delle scuole.
L’iniziativa infatti non sarebbe naturalmente focalizzata sulla posa in opera (che si rifarebbe ai dispositivi normativi già indicati nelle norme previste dall’articolo 40 della legge 166/2002, in materia di installazione di cavidotti per reti di telecomunicazioni), bensì sugli aspetti tecnico-sistemistici: prendere in carico tutti i contratti di accesso e razionalizzare il design dell’approvvigionamento come già il GARR ha potuto fare in quelle realtà che hanno scelto di avvalersi dei suoi servizi. Che “hanno scelto“, appunto.
La Società per Azioni
Il Disegno di Legge, il cui testo depositato non è ancora pubblico, prevede la costituzione di una società per azioni interamente partecipata dal Tesoro che fungerebbe come veicolo per la realizzazione del progetto.
La costituzione di una partecipata di scopo mira a superare quelle complicazioni inerenti le normative sulla concorrenza e sulla assegnazione degli appalti pubblici che già in passato hanno coinvolto il consorzio Cineca, in quanto soggetto non interamente pubblico. Le criticità legate al caso CINECA, infatti nascono proprio per il fatto di non essere tecnicamente una società in-house che, in quanto tale non può ricevere affidamenti diretti, dovendo confrontarsi con i soggetti privati. Il modello societario cui potrebbe ispirarsi la proposta di legge sarebbe perciò simile a quello già sperimentato con PagoPA.
Cosa non sappiamo ancora: open source e analisi di impatto normativa
Non è ancora dato conoscere se il testo che verrà presentato contenga precise indicazioni riguardo alla natura open source del software di base e del software applicativo che costituirà il portafoglio dei servizi o se basterà fare riferimento le, purtroppo spesso disattese, linee guida sul software nella pubblica amministrazione.
Sarà altrettanto interessante poter accedere alla documentazione prodotta dall’ufficio studi del Senato in merito alla propedeutica Analisi di Impatto Normativa del provvedimento.
Crediamo tuttavia che gli obiettivi che si propone il DDL giustifichino la possibilità di intervenire anche solo in riferimento all’importanza strategica di dotarsi di un’infrastruttura che renda le scuole indipendenti dal monopolio delle bigTech statunitensi che, oggi come oggi, sarebbero in grado di interrompere l’anno scolastico con un click: un’eventualità di certo improbabile, ma che dovrebbe turbare il sonno di qualsiasi risk manager.