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Il #SignalGate ci ha mostrato un governo di traditori, prima ancora che di imbecilli

Trump con lo staff rappresentato dai personaggi del Muppets Show
Trump con lo staff rappresentato dai personaggi del Muppets Show

Grazie alle rivelazioni del giornalista Jeffrey Goldberg, caporedattore di The Atlantic, il mondo intero è venuto a conoscenza del fatto che i funzionari apicali dell’amministrazione Trump sono dei criminali e degli imbecilli. Essi hanno utilizzato infatti un’app privata per discutere e coordinare un’operazione di guerra contro gli Houthi in Yemen.

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Le chat sono state pubblicate da “The Atlantic” solo a fatti avvenuti e dopo un’attenta valutazione da parte dei legali della testata.

Infatti, benché i dettagli operativi siano stati condivisi in chat in modo informale e attraverso un sistema protetto ma non approvato per comunicazioni con la massima classifica di sicurezza, se Jeffrey Goldberg avesse diffuso i dettagli cui era venuto a conoscenza (obiettivi, orari e armi utilizzate) prima o durante il raid, avrebbe potuto compromettere la sicurezza nazionale, mettendo a rischio la vita dei militari coinvolti nell’operazione, e avrebbe violato l’Espionage Act e altre normative sulla divulgazione di informazioni classificate. Come ben sa chi ha seguito le nostre campagne per la liberazione di Julian Assange, queste leggi prevedono pene severe, inclusa la reclusione, per chiunque diffonda informazioni riservate senza autorizzazione o attraverso canali non autorizzati.

Trump con lo staff rappresentato dai personaggi del Muppets Show
Trump con lo staff rappresentato dai personaggi del Muppets Show (by Grok)

Il livello di classifica delle informazioni pubblicate e di quelle che non sono state rese pubbliche sembra infatti essere almeno “segreto“, ma sappiamo che altre che presumibilmente sono state condivise in chat come nomi degli agenti CIA coinvolti nelle operazioni di intelligence sono al livello “Top secret“.

In questi giorni ci si è concentrati molto sulle eventuali responsabilità cui Goldberg si sarebbe potuto esporre pubblicando le chat prima dell’operazione e si è parlato anche delle singole responsabilità dei funzionari coinvolti, a partire dallo “sprovveduto” Mike Waltz; tuttavia mi sembra che non ci si sia concentrati abbastanza sulla responsabilità collettiva di quei funzionari nella loro collegialità!

Premesso che il “rasoio di Hanlon” ci suggerisce che la stupidità è quasi sempre in grado di spiegare un fenomeno meglio della malafede, sta di fatto che Mike Waltz ha commesso un “errore” davvero molto, molto sbagliato; il buon Mike infatti ha incluso accidentalmente non un semplice giornalista, ma un brillante esperto di politica estera, con una focalizzazione particolare sul Medio Oriente e sull’Africa. Goldberg, secondo ciò che in questi giorni riporta la pagina inglese di Wikipedia, è stato definito “il giornalista/blogger più influente su questioni relative a Israele” e “uno dei giornalisti di politica estera più incisivi e rispettati in circolazione”. Si tratta inoltre dell’autore dell’esplosivo articolo che riportava le disgustose parole di Trump sugli americani caduti in guerra “perdenti” e pure “tonti” che ha contribuito ad alienare diversi consensi al Trump del 2020.

Mike Waltz ha ammesso di aver inserito Jeffrey Goldberg nella chat per errore, attribuendo la confusione a un problema con i suoi contatti salvati e ha dichiarato che il numero di Goldberg era stato salvato sotto un nome diverso, probabilmente a causa di un errore del suo staff (del resto, a cosa serve uno staff, se non ad attribuirgli la responsabilità delle proprie cazzate?).

Immagino che Waltz abbia memorizzato Goldberg con il nome “Pezzo di Merda” e il cognome “Pericoloso” ma che il suo staff abbia erroneamente importato in rubrica il numero come “Pericoloso” “Pezzo di Merda” rendendolo inaspettatamente simile al modo in cui memorizzava il responsabile dell’ufficio “Risoluzione Bonaria delle Controversie”

In realtà non ci sono prove che Waltz si sia confuso con un altro funzionario con un nome simile, ma è comunque possibile che intendesse aggiungere un membro del suo team o un altro alto funzionario coinvolto nella pianificazione degli attacchi agli Houthi.

Il punto è che Waltz, primo soldato delle Forze Speciali dell’esercito eletto al Congresso, veterano in Afghanistan, Medio Oriente e Africa, ex direttore delle politiche di difesa al Pentagono e consigliere antiterrorismo del vicepresidente Dick Cheney, si è forse involontariamente (o forse no?) prodotto in un ultimo atto eroico, contribuendo a smascherare il più pittoresco caso di cospirazione statunitense dai tempi del “Business Plot”!

Se infatti due interlocutori utilizzano dispositivi mobili e app commerciali come Signal, per trattare informazioni classificate che possono viaggiare solo attraverso canali approvati dalla sicurezza nazionale e soggetti alle fisiologiche procedure di tracciamento e conservazione dei dati, allora dovrebbero essere entrambi perseguiti ai sensi dell’Espionage Act. Ma se a farlo è un gruppo di funzionari che rappresenta il gotha della sicurezza nazionale, siamo in presenza di un tradimento di gruppo, di una cospirazione!

L’amministrazione Trump finora ha condotto indisturbata il proprio colpo di stato plutocratico, volto a demolire quel che resta in USA dello stato di diritto e la sua base elettorale (con qualche eccezione) si è sempre schierata con il suo idolo o con quello scarso venditore di auto che nella sua fanboy passa per essere un incrocio tra Einstein e Tony Stark, ma che somiglia sempre più a Mr. Evil.

La mia percezione di Elon Musk

Eppure la “gaffe” dei chatterboxes Trumpiani sta mostrando agli USA, ai suoi alleati e ai suoi avversari, che l’amministrazione USA sembra essere il maggiore pericolo per la sicurezza nazionale.

Chiunque continuerà a difendere questi traditori dovrebbe essere considerato esso stesso un traditore, primo tra tutti il Presidente.

E se il Dipartimento di Giustizia e il Congresso non prenderanno provvedimenti, allora dovrebbero farlo le Forze Armate.

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