IMAGOECONOMICA

Riportiamo alcune nostre considerazioni sui capitoli conclusivi, dedicati all’impatto delle tecnologie digitali (Violenza digitale) sulla dignità umana, della “Dignitas infinita circa la dignità umana”, ossia la dichiarazione del Dicastero per la Dottrina della Fede, presieduto dal Cardinale Víctor Manuel Fernández.

NB: questo post verrà condiviso anche sulla comunità Lemmy di @[email protected]

Sebbene condividiamo le preoccupazioni verso una tecnologia digitale che inclina verso “lo sfruttamento, l’esclusione e la violenza, che possono arrivare a ledere la dignità della persona umana”, riteniamo che il capitolo 61 prosegua con alcune precisazioni del tutto fuori luogo se non addirittura lesive dei diritti dei cittadini, in particolar modo al diritto alla conoscenza.

La preoccupazione di “mettere in pericolo la buona fama di chiunque con notizie false e con calunnie” suona Infatti come il consueto pretesto per demonizzare la libera comunicazione sul web.

Il riferimento al Dark web appare infatti piuttosto rituale, nella sua accezione negativa, quando è invece totalmente dimenticato il ruolo del Dark web per consentire un riparo dal controllo degli Stati autoritari o peggio ancora di quei regimi che propugnano lo Stato etico.

Accostare la pornografia e lo “sfruttamento delle persone a scopo sessuale o tramite il gioco d’azzardo” significa manipolare a proprio piacimento la narrazione di ciò che può essere svolto liberamente da ciò che è invece oggetto di sfruttamento.

Il documento prosegue attraverso la solita criminalizzazione dell’anonimato, laddove si afferma che “nella comunicazione digitale si vuole mostrare tutto ed ogni individuo diventa oggetto di sguardi che frugano, denudano e divulgano, spesso in maniera anonima”.

Alla luce di questo, le considerazioni positive sul ruolo della rete appaiono del tutto secondarie, facendo addirittura temere che gli sviluppi virtuosi della rete, secondo il Vaticano, possono essere solo quelli funzionali all’attività di proselitismo e di condizionamento delle istituzioni laiche della società civile.

Questa “digitalizzazione etica” sembra molto più funzionale all’impeto censorio dei governi di questo scorcio di XXI secolo, di quanto non sia aderente al nostro concetto di etica digitale, un’etica fatta di privacy, libertà, sicurezza e accesso illimitato alla conoscenza.

Riportiamo di seguito il testo dei capitoli 61 e 62:

Violenza digitale

61. Il progresso delle tecnologie digitali, che pure offrono molte possibilità per promuovere la dignità umana, inclina sempre più alla creazione di un mondo in cui crescono lo sfruttamento, l’esclusione e la violenza, che possono arrivare a ledere la dignità della persona umana. Si pensi a come sia facile, tramite questi mezzi, mettere in pericolo la buona fama di chiunque con notizie false e con calunnie. Su questo punto Papa Francesco sottolinea che «non è sano confondere la comunicazione con il semplice contatto virtuale. Infatti, “l’ambiente digitale è anche un territorio di solitudine, manipolazione, sfruttamento e violenza, fino al caso estremo del dark web. I media digitali possono esporre al rischio di dipendenza, di isolamento e di progressiva perdita di contatto con la realtà concreta, ostacolando lo sviluppo di relazioni interpersonali autentiche. Nuove forme di violenza si diffondono attraverso i social media, ad esempio il cyberbullismo; il web è anche un canale di diffusione della pornografia e di sfruttamento delle persone a scopo sessuale o tramite il gioco d’azzardo”».[110] Ed è così che, laddove crescono le possibilità di connessione, accade paradossalmente che ciascuno si trovi in realtà sempre più isolato e impoverito di relazioni interpersonali: «nella comunicazione digitale si vuole mostrare tutto ed ogni individuo diventa oggetto di sguardi che frugano, denudano e divulgano, spesso in maniera anonima. Il rispetto verso l’altro si sgretola e in tal modo, nello stesso tempo in cui lo sposto, lo ignoro e lo tengo a distanza, senza alcun pudore posso invadere la sua vita fino all’estremo».[111] Tali tendenze rappresentano un lato oscuro del progresso digitale.

62. In questa prospettiva, se la tecnologia deve servire la dignità umana e non danneggiarla e se deve promuovere la pace piuttosto che la violenza, la comunità umana deve essere proattiva nell’affrontare queste tendenze nel rispetto della dignità umana e promuovere il bene: «in questo mondo globalizzato “i media possono aiutare a farci sentire più prossimi gli uni agli altri; a farci percepire un rinnovato senso di unità della famiglia umana che spinge alla solidarietà e all’impegno serio per una vita più dignitosa. […] Possono aiutarci in questo, particolarmente oggi, quando le reti della comunicazione umana hanno raggiunto sviluppi inauditi. In particolare internet può offrire maggiori possibilità di incontro e di solidarietà tra tutti, e questa è una cosa buona, è un dono di Dio”. È però necessario verificare continuamente che le attuali forme di comunicazione ci orientino effettivamente all’incontro generoso, alla ricerca sincera della verità piena, al servizio, alla vicinanza con gli ultimi, all’impegno di costruire il bene comune».[112]

Note:

[109] Francesco, Esort. ap. Amoris laetitia (19 marzo 2016), n. 56: AAS 108 (2016), 344.

[110] Francesco, Esort. ap. Christus vivit (25 marzo 2019), n. 88: AAS 111 (2019), 413, che cita il Documento Finale della XV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi (27 ottobre 2018), n. 23.

[111] Francesco, Lett. enc. Fratelli tutti (3 ottobre 2020), n. 42: AAS 112 (2020), 984.

[112] Francesco, Lett. enc. Fratelli tutti (3 ottobre 2020), n. 205: AAS 112 (2020), 1042, che cita Id., Messaggio per la 48a Giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali (24 gennaio 2014): AAS 106 (2014), 113.

Vuoi segnalare un errore o dare un suggerimento? Scrivici su FriendicaTwitterMastodon o sul gruppo telegram Comunicazione Pirata